Il calcolo degli interessi deve svolgersi a seguito di una corretta qualificazione del contratto

Con l'ordinanza n. 23866 del 5 settembre 2024, la Suprema Corte interviene sul ruolo del giudice nell'interpretazione di un contratto ai fini della qualificazione dello stesso, indicando alcuni profili che, in particolare, differenziano il contratto di mutuo rispetto ad altre e differenti forme di finanziamento.

Il calcolo degli interessi deve svolgersi a seguito di una corretta qualificazione del contratto

L'ordinanza emessa ha origine dall'opposizione a un decreto ingiuntivo, con la quale l’opponente, a fronte di una richiesta di restituzione di somma di denaro, oggetto di un precedente prestito, sosteneva che gli interessi applicati erano troppo alti rispetto a quelli considerati accettabili per quella data fattispecie 

Il Tribunale ha dunque, dichiarato nullo il tasso di interesse, revocato il decreto ingiuntivo opposto e, considerando i pagamenti già effettuati dall'opponente, rideterminato l'importo residuo. La sentenza è stata poi, appellata dai soccombenti innanzi alla Corte d'Appello di Ancona, la quale ha modificato parzialmente la decisione del Tribunale, ritenendo valida la clausola sugli interessi e ridefinendo l'importo dovuto. 

Si ricorda che la qualificazione legale di un contratto deriva dalla sua interpretazione, che può essere contestata solo se viola i principi interpretativi previsti dalla legge. L'interpretazione di un contratto è infatti, un accertamento lasciato al giudice di merito e non può essere messo in discussione salvo per violazione delle norme interpretative contrattuali. Il giudice può interpretarlo in vari modi purché plausibili e coerenti con la volontà delle parti coinvolte. Infatti, l'interpretazione del contratto riguarda anche la volontà dei contraenti, da valutarsi nell’ambito dell’operazione contrattuale 

Inoltre, la presenza di elementi diversi da quelli tipici non rende il contratto automaticamente atipico: è il giudice che attraverso la valutazione di tutti gli aspetti rilevanti applica la disciplina legale di appartenenza. 

Nel caso di specie, la Corte d'Appello ha qualificato il contratto non come mutuo ma come finanziamento chirografario, alla luce di decreti ministeriali e del contenuto della scrittura privata. 

Il tema è centrale perché proprio dalla qualificazione del rapporto deriva l'applicazione delle regole sugli interessi, con relativa valutazione sulla usurarietà 

Ciò premesso, la Corte di Cassazione ha contestato l'interpretazione della Corte d'Appello, sottolineando l'importanza delle norme che regolano l'usura nella definizione dei tipi di finanziamento. 

In questo caso, si deve decidere se il finanziamento rientri nella categoria dei mutui o in quella dei finanziamenti diversi. Se ci sono dubbi sulla categoria, il giudice deve valutare diverse caratteristiche del contratto secondo parametri stabiliti dalla legge per determinare a quale categoria appartiene. La Corte di Cassazione ha quindi, rimandato la questione alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce di queste indicazioni. 

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